Pasticciotto e oliva cellina: due elementi identitari salentini, espressione della tradizione dolciaria e del patrimonio agricolo, si fondono in una simbiosi insolita nella patria della Sagra della volìa cazzata , che si tiene ogni anno a metà ottobre.
A Martano, nello storico laboratorio della pasticceria Aprile, nel cuore dell’autunno si impastano, si infornano e..si farciscono i pasticciotti all’olivotto. Dolci squisitamente local, realizzati – come la loro farcitura a base di crema dolce alle olive celline (l’olivotto, proprio come il nome dell’azienda, la Olivotto creme, che la produce) – nel centro capofila della Grecìa.
Così la pasta frolla si impreziosisce di un ripieno cremoso e dal gusto senz’altro inedito per i tanti, salentini e non, abituati a quello classico alla crema, ma anche alle farciture – ormai divenute sempre più inflazionate – a base di crema e cioccolato o di pistacchio, diffusissime nella stragrande maggioranza delle pasticcerie del territorio.

Pasticciotto e volìa: un binomio insolito ma consolidato
La produzione del pasticciotto all’olivotto, nel periodo della raccolta delle olive, è divenuta una tradizione consolidata, iniziata circa dieci anni fa, quando il titolare Antonio, che ne rivendica l’invenzione, ha pensato di dar vita a una variante del prodotto dolciario più noto della zona, che ora si è affiancato alle tipiche creazioni salentine: dai fruttoni alle paste di mandorla fino a quelle classiche “da latte”.
Oltre che nello storico laboratorio martanese, il pasticciotto all’olivotto ha regalato una chiusura in dolcezza alle migliaia di persone che hanno partecipato al tradizionale appuntamento organizzato dall’Associazione Cosimo Moschettini, giunto alla 34ª edizione. Non solo la volìa cazzata: nelle quattro serate in cui si è articolata l’iniziativa, infatti, hanno trovato spazio anche numerosi piatti tipici del Salento, e non solo.
Volìa cazzata: il gemellaggio con Villimpenta
Dal 1996, infatti, la kermesse è stata gemellata con la Festa del Risotto di Villimpenta, in provincia di Mantova. Così, a fare compagnia a pezzetti di cavallo, pittule e muersi, non sono mancati il risotto alla villimpentese – la cui ricetta tradizionale contempla riso vialone nano cotto a vapore, carne di maiale e il paiolo di rame di fabbricazione artigianale –, la polenta, gli insaccati e i formaggi tipici della città lombarda.
