Origano Osteria, l’unica in Puglia con le tre tavole del Gambero Rosso è nel Salento

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In Salento l’essenza dell’autunno è quella del tepore rassicurante di un sole ancora vivace. Questo sole quasi sembra non volersi lasciare alle spalle la bella stagione. La notte qui ha il silenzio remoto di una terra che placidamente si abbandona ad un ritmo lento, più consono alla sua identità. E così, in una calma rarefatta, a metà strada tra la solenne Maglie e la marinara Otranto, alle porte di Palmariggi, brillano le luci del Menhir Marangelli.

Salento

L’atmosfera della corte salentina per eccellenza, quella che evocano le classiche e festose luminarie, illumina a giorno avvolgendo di un’aura di fantasia i borghi di questa terra. E che fa sentire a casa nello scoppiettio di un camino che prepara la mente ad accogliere i sapori di una terra rivisti con equilibrio tra estro e dedizione. E che ben si intona con il brand di casa Marangelli: il tarassaco. Questo fiore esprime forza nelle radici e leggerezza nel viaggio, simboleggiando trasformazione e libertà.

A Origano Osteria “l’esperienza del Menhir”

Ad esprimere questo binomio è Origano Osteria: il ristorante frutto dell’esperienza del “Menhir” che recentemente da Minervino si è spostato a Palmariggi, tra olivi e filari di vigne. Mangiare qui è vivere uno spaccato di questa terra, raccontata in una narrazione sempre differente. Ma aderente allo stesso filo logico, scandita dalla sapienza inconscia e razionale dell’avanzare delle stagioni. Questo si ritrova in un paniere praticamente nella sua quasi totalità espressione delle produzioni della masseria.

Un insieme di elementi che non poteva passare inosservato al Gambero Rosso che ha insignito l’Osteria Origano. È l’unico riferimento in Puglia tra gli indirizzi Tre tavole, il massimo riconoscimento nell’ambito della guida per la categoria.

Un’esperienza autentica, dunque, non solo professata e chiacchierata, ma reale. A renderla in piatti ricchi di personalità e concretezza lo chef Roberto Musarò. Originario della vicina Andrano, sulla costa meridionale adriatica, è un esempio di chef fidelizzato al brand della casa madre. Sin da quando era alle prime armi nel locale di Minervino.

Origano Osteria: la degustazione

Una cucina, quella di Musarò, sospesa nel tempo ma al passo con lo stesso. Al menù a la carte meglio optare per la degustazione a cura dello chef. In questo modo si può avere uno spaccato completo della proposta senza alcun rimpianto di sorta.

A dare il benvenuto, una selezione di panificati realizzati con lievito madre ragionevolmente ampia. La focaccia barese riunisce identità, quella salentina e quella della parte settentrionale della Regione. Nel piatto non appaiono mai in contrasto.

In abbinamento il Nina, spumante brut Metodo Classico. Interessante la proposta di vini scelta per il pairing, con il quid pluris di essere interamente prodotta nelle tenute del Menhir.

La partenza è affidata a una Tartare di vacca, con alici, capperi e zabaione salato. È un incontro interessante tra epoche, essenze e consistenze. Quasi un viaggio tra differenti dimensioni temporali del Salento, dirompente come quella della moderna braceria. E rassicurante quella della dispensa della nonna con le sue conserve: lo zabaione salato a fare da cerniera. In abbinamento il Physis bianco da uve Grillo.

Cuore pulsante della degustazione il tortellone ripieno di maialino alla brace e pecorino di Maglie. Un piatto centrato e d’effetto, rurale quanto basta per farsi apprezzare durante i primi sprazzi di autunno. In abbinamento il Nina rosato Terra d’Otranto doc, da uve 80% Negroamaro e 20% Ottavianello.

Ancora più in tema le costine di suino lucano e salsa BBQ di cipolla di Margherita. È l’anima profondamente terragna del piatto a suggellare un armonico incontro con l’altra sponda dello Jonio. In abbinamento il Vega rosso da uve primitivo.

Abbassa l’asticella della sapidità ma alza quella dell’intuito creativo il sorbetto alla camomilla servito in abbinamento alla sua crema homemade con gin, panna e cioccolato bianco. È il cadeaux che emana un’anima piacevolmente domestica. Accompagna nella transizione verso il fine pasto.

Una decisa e sostanziosa croquelin alla cupeta e crema all’arancia: quasi a far pregustare il mite inverno che si respirerà tra gli orti salentini. Chiude in dolcezza un’istantanea culinaria capace di lasciare il segno. Con un rapporto qualità-prezzo (60 euro) decisamente onesto in rapporto all’esperienza.