Tornare a unire: Pippo Civati e il “Socialismo tascabile”

Viviamo in un tempo dove si parla molto di diritti civili. Matrimonio egualitario, eutanasia, transizione di genere, legalizzazione della cannabis. Tutti temi centrali. Tutti temi giusti. Ma qualcosa manca. Manca l’altra metà del cielo. Manca la questione economica. Pippo Civati è l’ospite della puntata 29 di Perseus – Libri e argomenti.
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I diritti non bastano se non arrivi a fine mese

Riconoscere l’identità delle persone è fondamentale, ribadisce Civati. Ma poi? Poi arriva il mutuo. E poi arriva la spesa. Poi c’è il figlio che chiede un futuro. Allora uno si ferma e si chiede: a cosa serve essere liberi se non riesci a vivere dignitosamente?
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La risposta sta in una parola che ci hanno rubato: libertà. Non quella scritta sugli striscioni. Quella vera. Quella che permette di scegliere, di sognare, di respirare. Quella che nasce dal pane, dalla casa, dal lavoro. Senza quella, ogni altro diritto resta a metà.

La piccola ambizione

C’è chi si ferma sulla soglia. Non entra nella stanza dove si parla di soldi, potere, rapporti di forza. Si accontenta di stare fuori. Magari ha paura. Magari non vuole vedere le proprie contraddizioni. È la “piccola ambizione”, contrapposta alla “Grande ambizione” di Enrico Berlinguer di cui parla Andrea Segre nel suo recente film. La piccola ambizione che ti fa dire “meglio questo che niente”. Ma il niente resta. E cresce.

Pace: parola dimenticata

Un tempo si scendeva in piazza. Si gridava pace. Si chiedeva lo stop alle guerre, si parlava di convivenza, di mediazione. Oggi? Silenzio. La guerra sembra normale. Come la povertà. Fa parte del paesaggio.

Eppure la storia insegna. Le due guerre mondiali non sono un ricordo lontano. Sono eventi recenti. Sono accaduti qui, in Europa. Eppure oggi si finge di non vedere. Gaza brucia. L’Ucraina soffre. Ma la reazione è tiepida. Quasi assente.

La guerra lascia ferite lunghe. Morte, fame, migrazioni, odio. Non basta fermare un conflitto per chiudere la pagina. Resta il dolore. Resta l’odio. E tutto ricomincia.

Chi ha il potere deve saperlo. Deve scegliere la pace. Non per buonismo. Ma per responsabilità. Per intelligenza. Perché la guerra costa. In soldi, in vite, in futuro.

I padroni del mondo

Dietro tutto questo c’è anche chi decide senza farsi vedere. Sono i fondi di investimento. Sono ovunque. Nell’acqua, nella luce, nei trasporti. Hanno preso casa nelle nostre città. E non li abbiamo fermati. A volte li abbiamo invitati.

C’è un libro che lo spiega bene: “I padroni del mondo” di Alessandro Volpi. Racconta questo potere invisibile. Racconta come siamo passati da cittadini a utenti. Come abbiamo perso il controllo.

Tornare a unire

I diritti civili sono fondamentali. Ma non bastano. Vanno legati alla giustizia sociale. Vanno legati alla libertà vera, quella che nasce dal non dover scegliere tra curarsi o mangiare. Serve tornare a unire. Come faceva Berlinguer, come pensava Capitini, come sperava chi ha vissuto la stagione dei grandi ideali.

E serve dirlo forte: pace, giustizia, libertà non sono parole vecchie. Sono le parole del futuro.

Così parlò Pippo Civati, al secolo Giuseppe, ma si gira anche se lo chiamate Filippo. Di questo, della nascita di People, di Renzi, ma soprattutto di Possibile ha dialogato nel podcast con Andrea Aufieri.