Alle origini del “male”. Le rivalità Lecce-Bari e Lecce-Casarano nel racconto di Pinuccio Milli

L’avvocato penalista Giuseppe “Pinuccio” Milli è una figura di riferimento per la tifoseria leccese, avendo fondato il tifo organizzato della Curva Nord giallorossa nei primissimi anni Ottanta.
Leggi anche: Alle origini del riscatto: il Salento di Nandu Popu

Gli anni di “indifferenza” tra giallorossi e biancorossi

“Ora sono tranquillissimo, non vado nemmeno allo stadio perché non mi piace tutto il sistema che è stato messo in piedi. Ma a quei tempi ero giovane e se c’era da ballare, ballavo. Adesso posso raccontare tutto, tanto è tutto prescritto!”. Non rinuncia all’ironia l’avvocato Giuseppe Milli alias Pinuccio, nel raccontare le vicende ultras degli anni 70 e 80 e scavando fino alle origini delle “inimicizie” nate e cresciute sempre più tra il tifo leccese e quello barese innanzitutto, e poi anche con Casarano. E la storia inizia da quando tutto era “tranquillo” e tra giallorossi e galletti vigeva una sorta di indifferenza, quasi “simpatia” allorché il Bari (stagione 1975/76) battendo clamorosamente il Benevento permise addirittura al Lecce di conquistare per la prima volta la serie B con Mimino Renna: “Una B negata per ben due volte rispettivamente da Pescara e Avellino – ricorda Pinuccio Milli – e infatti erano con loro due le rivalità più sentite, anche se al tempo a Lecce non c’era ancora un vero e proprio tifo ultras ma solo quello dei Lecce Club e altri gruppetti, un tifo folkloristico ma non organizzato. Spontaneismo allo stato puro”.
Leggi anche: David Sesa e i record in giallorosso: “Il Lecce si salverà”

Anni 80 “di fuoco”

Nel 1980, poi accade qualcosa. I baresi arrivano a Lecce per una partita di campionato e si insediano in curva nord: “Ci furono alcuni problemi di ordine pubblico – racconta l’avvocato -, non si comportarono bene, dettero fastidio diciamo, e ci fu un primordiale ‘screzio’ tra le due tifoserie. Nel settembre del 1981 nasciamo noi come gruppo ultras e il 19 novembre accadde un fatto che segnò definitivamente i rapporti coi biancorossi. Arrivano circa 300 baresi senza scorta, senza alcuna precauzione, e in una giornata piovosissima scorrazzano per la città imbrattando muri e compiendo atti di vandalismo. Quella volta però non facciamo finta di niente e con le prime falangi del “Cucn” (Commando Ultrà Curva Nord) decidiamo di aspettarli in Piazza Mazzini con intenzioni non proprio amichevoli. Ci furono scontri violenti e loro ebbero la peggio e si dispersero in mille rivoli con altri scontri sparsi per la città. Allo stadio arrivarono in circa la metà, 100-150 e non misero nemmeno striscioni. Li caricammo anche nello stadio stesso, forzando i cancelli che separavano i vari settori e per poco non riuscimmo a prendere il loro unico striscione esposto. Da quel giorno nasce l’odio e per due anni né loro vengono a Lecce né noi andiamo a Bari. Poi decidiamo di “rompere il blocco” e andiamo in 40 lì. Fummo salvati dai carabinieri altrimenti ci avrebbero massacrati. Da lì in poi è tutta storia e potrei parlare e raccontare per anni”.

Lo “zampino” di Fascetti

Ragioni storiche, insomma, nelle quali il fatto che Eugenio Fascetti dopo aver portato il Lecce in A andò al Bari poco aggiunse ai cattivi rapporti tra le due tifoserie: “Soffiò un pò sul fuoco con alcune dichiarazioni – spiega Milli – ma nulla di più. Noi gli rispondemmo ironicamente quando venne a Lecce col Bari con lo striscione “Tu quoque Eugenii fili mi!”.

L’atteggiamento dei baresi

E l’avvocato ha anche una spiegazione “psicologica” per gli atteggiamenti della tifoseria biancorossa negli anni ’80: “Loro non hanno mai avuto rispetto per il Salento e hanno sempre pensato di poter spadroneggiare, fino a quando non ci siamo organizzati e abbiamo pensato bene di porre un argine a questo atteggiamento. Io non giustifico la violenza di quegli anni ma quello accadde e non posso edulcorare i fatti o raccontare altro. Noi amavamo il colore e la passione per il Lecce, ma se c’era da scontrarsi non ci tiravamo indietro“.

La rottura coi rossoblù e “l’amore” Bari-Casarano

Baresi che, secondo Milli, ora “amoreggiano” (per usare un eufemismo) coi tifosi del Casarano. Ma da dove nasce l’altra inimicizia, addirittura questa intra-provinciale, tra il tifo giallorosso e quello rossoblù? “Sono testimone diretto di ciò che accadde in quella famigerata partita Casarano-Taranto – riavvolge il nastro del tempo, Pinuccio -. Noi andammo perché eravamo gemellati con gli jonici e a quel tempo si usava andare a seguire la partita insieme, portare gli striscioni eccetera. Siccome però eravamo su un campo della nostra provincia, per rispetto decidemmo di non esporre lo striscione giallorosso durante la partita e ci fu solo un gruppetto, gli Skapigliati che appena arrivato espose una “pezza” con la scritta “SKA” gialla, rossa e nera per qualche minuto prima che io andassi a toglierla. Stop, fine della storia, questo accadde, le foto che mostrano loro ritraggono uno striscione tarantino con dei bordi gialli affiancati al rosso ma non era roba nostra. Hanno mistificato la realtà e dopo un bruttissimo episodio al Via del Mare in una partita di coppa Italia, la rivalità è divampata. La cesoia ad una qualsiasi possibilità di riappacificazione è stata ed è il loro rapporto coi baresi. Loro vanno ogni domenica a Bari quando gioca in casa, fecero addirittura lo striscione “Noi non siamo leccesi”. È comunque una rivalità inventata da loro, noi l’abbiamo solo recepita”.

Dal “rispetto del rivale” a San Pavoletti

Tornando invece al Bari, c’è stato anche un episodio “romantico” tra i biancorossi e Pinuccio Milli: “Quando ho avuto bruttissimi problemi di salute – ricorda – fecero lo striscione “Al difensore di un ideale il rispetto del rivale” e per me fu la migliore medicina, una grande emozione”. Ma ciò nulla toglie ai suoi sentimenti attuali verso i biancorossi: “Io li gufo ad ogni partita e spero che rimangano altri 20 anni in serie B, se non in C. A Pavoletti gli farei una statua e gli dedicherei Piazza San Pavoletti. Il suo gol col Cagliari uno dei momenti più belli della mia vita da tifoso”.

L’omaggio agli Ultrà Lecce

Infine un pensiero all’attuale Curva Nord del Lecce: “Stanno facendo il loro “lavoro” egregiamente. Fare l’ultrà oggi è molto più difficile e rischioso rispetto ai miei tempi”.

L’intervista a Pinuccio Milli nella puntata 61 di Nu pocu e nu pocu