Trent’anni senza Alexander Langer, un’eredità  ambientalista e pacifista ancora attuale

Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa di Alexander Langer. Egli era più cose insieme, come tutte le grandi personalità visionarie. Pacifista, ambientalista militante, intellettuale, europarlamentare e fondatore dei Verdi in Italia e in Europa. Io che non ho conosciuto Alexander di persona, nel corso degli anni l’ho incrociato, ovviamente oltre che leggendo i suoi scritti, anche  con le chiacchierate con Giuseppe Civati e nei libri editi da People a lui dedicati.  In un libro edito nel 2019, “Il piano Langer”, Civati lo definiva – citandolo – “costruttore di ponti, saltatore di muri, esploratore di frontiera”.
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Nato in una terra di confine

Alex è morto suicida a Firenze il 3 luglio  del ’95, ma la sua vita e suo il pensiero continuano a ispirare moltissimi, compreso papa Bergoglio che, nella sua straordinaria enciclica del 2015 “Laudato Si’”, sembra delinearne lo spirito autentico. Non era un tipo che si rassegnava e rinviava, la sua azione politica e civile era diretta, andava al sodo, si calava con scaltrezza nelle più diverse realtà se lo riteneva utile al raggiungimento dei suoi obbiettivi.  

Nato in una terra di confine, le sue esperienze  giovanili lo hanno condizionato  nella sua crescita politica e militante. “Sono nato in provincia di Bolzano, in una terra attraversata da tensioni etniche e questo mi ha reso consapevole del fatto che la guerra non è solo l’invenzione più crudele dell’umanità, ma anche l’invenzione più duratura”. Questo scriveva Alexander Langer, provando a farci capire quanto le sue radici abbiano condizionato le sue azioni pacifiste.

Il suicidio

Eppure trent’anni fa, Langer è morto scegliendo di togliersi la vita sotto un albicocco della campagna di Firenze, scrivendo “me ne vado più disperato che mai”. Nello stesso biglietto d’addio,  aggiunse un invito struggente: “Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto, lasciandoci un’enorme eredità ideale. 

L’ecologismo di Langer

È vero: è passato molto tempo, più di una generazione, ma Alexander aveva bene in mente cosa significasse la “conversione ecologica”, già alla metà degli anni Ottanta. Un concetto insieme «spirituale ed economico»: secondo il Langer non si poteva slegare, separare, lo stile di vita nella pratica quotidiana e gli ideali pacifisti ed ecologisti, anche dal punto di vista economico.

Ecco un esempio di “pensiero lungo”, di berlingueriana memoria. L’idea di Langer, con precisione, la possiamo ritrovare aprendo uno qualsiasi dei suoi testi più appassionati e di grandissima attualità. Così scriveva  «Ci si dovrà sottoporre alla fatica dell’intreccio assai complicato tra aspetti e misure sociali, culturali, economici, legislativi,  amministrativi, scientifici e ambientali. Non esiste il colpo grosso, l’atto liberatorio tutto d’un pezzo che possa aprire la via verso la conversione ecologica: i passi dovranno essere molti, il lavoro di persuasione da compiere enorme e paziente».

Il Piano Langer

Aveva chiarissimo, che senza ribaltamenti nelle  scelte di politica pubblica, nelle pratiche economiche, sociali, industriali, energetiche, in un contesto di convivenza e di riequilibrio nelle relazioni tra Nord e Sud (ed Est) del mondo. La transizione ecologica sarebbe diventata impossibile.

Sempre per citare le considerazioni di Civati, potremmo riflettere sul fatto che «Non si tratta solo di considerazioni generali, culturali o prepolitiche. Per me Langer offre, anche al lettore di oggi, anche all’elettore sempre più disilluso, un punto di vista politico nel senso più pieno e vero del termine. Una proposta politica completa, tutt’altro che velleitaria o utopistica. Tutt’altro che minoritaria: perché anche se non è mai stato davvero preso sul serio, in una politica della ragion di Stato, del “si è sempre fatto così”, della concretezza fine a se stessa che si è rivelata puntualmente poco efficace, quello di Langer è un piano

Parlare di Langer è parlare di futuro

Ricordare Langer, a essere sinceri, ha qualcosa che ha che fare con il futuro, non con il passato. Egli continua a risuonare come simbolo di un impegno profondo. Rileggere gli scritti, rianalizzare le sue azioni politiche e civili, oggi da un lato ci mostra il segno del peggioramento culturale da cui si fa fatica ad uscirne fuori,  dall’altra apre a nuovi ed attuali opportunità,  una dimensione differente e ancora possibile di stare al mondo.  

Ritengo che le idee di Alexander Langer – pacifiste e ambientaliste – siano ancora di strettissima attualità, molto provocatorie, e credo che, se applicate oggi, potrebbero avere una portata rivoluzionaria. Le sue idee possono aprire spazi di pratica quotidiana, non solo politica evidentemente,  che ci potrebbero portare ad avere  “un altro mondo possibile”.