Eusebio Di Francesco comincia ufficialmente oggi, 1 luglio 2025, la sua seconda avventura in giallorosso. In una conferenza stampa che abbiamo apprezzato per come è stata preparata sul piano della comunicazione (in totale controtendenza con le prime uscite di Gotti e Giampaolo), il mister conferma tutte le nostre idee positive, ma anche tutti i dubbi espressi nei precedenti editoriali. Ma vediamo i contenuti principali che vogliamo commentare.
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Corvino: “Un tecnico per andare oltre la Storia”
Corvino, “L’immortale”, come l’ha rinominato l’ex tecnico Giampaolo, non si accontenta della storica salvezza che ha permesso al Lecce di giocare in Serie A per la quarta volta consecutiva, ma vuole raggiungere ancora una volta questo obiettivo e per farlo ha puntato – a suo dire – su un grande tecnico, il cui curriculum parla chiaro, “per andare oltre la Storia“. “Ben consapevoli – aggiunge poi il ds – che quest’anno partiamo ultimi e distanti da tutte le altre avversarie. E che sarà ancora più difficile degli altri anni salvarsi, perché le risorse a disposizione degli altri sono ingenti”.
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Sia il direttore sportivo che, più tardi, il presidente Sticchi Damiani ribadiscono un concetto: “La Società ha puntato sulla volontà di riscatto del mister dopo un paio di stagioni sfortunate”. Così il presidente: “Meglio un allenatore bravo e vincente o uno bravo con la voglia di riscatto? Per noi ha più valore il secondo, fermo restando che lo conosco bene e ne apprezzo le qualità umane e morali”.
Il ritorno e il ricordo di Fiorita
Un Di Francesco sorridente ricorda di essersi trovato sempre bene nel Salento, sia quando sedeva sulla panchina della squadra 15 anni fa, sia perché è tornato spesso qui, anche quando suo figlio militava nel Lecce. “La Lecce che ho lasciato, però, era una società in via di dismissione, con molti prestiti e un progetto non chiaro. Oggi è proprio il contrario e anche il mio staff lo conferma. A proposito di staff ho vissuto con tristezza una mancanza incolmabile nel personale sanitario, con l’assenza di Graziano Fiorita che ho avuto modo di conoscere e apprezzare”.
Un 4-3-3 flessibile: il credo tattico di Di Francesco

Come abbiamo sottolineato anche nella nostra analisi, Di Francesco è un discepolo di Zeman della prima ora, e questo significa un solo marchio di fabbrica: 4-3-3, che però aveva abbandonato al Venezia, dove più spesso si è cimentato con 3-5-2. “Tornerò a sposare il mio 4-3-3 perché è da sempre il mio credo tattico”. Un modulo che però nel corso delle partite potrà essere oggetto di modifiche di comodo.
Detto questo, il mister usa con maestria tutte le parole chiave che servono a illuminare il volto di Corvino: “equilibrio” con un centrocampo ruvido e un play forte fisicamente, capace nella fase difensiva e in grado di portare acqua agli attaccanti. Nello specifico, Di Francesco vede queste qualità in Balthazar Pierret.
“Costruzione dal basso”: in ossequio a quanto detto da Corvino nella conferenza di un mese fa, Di Francesco e il suo credo tattico abbracciano la modernità, ma in un’accezione diversa dal suo predecessore. Basta con i passaggi orizzontali o “all’indietro” non graditi alla dirigenza, meglio lavorare sulla verticalità, la densità e la compattezza. “La costruzione dal basso – spiega il mister- non serve a fare vedere che siamo bravi a palleggiare per mezz’ora, ma è uno strumento formidabile per fare gol.
E per fare gol nel credo tattico di Di Francesco occorrono terzini ed esterni con i piedi buoni e un po’ più addomesticati alla fase difensiva. Vedremo su questo piano cosa ci porterà il mercato, ma siamo perplessi per l’ennesima nuova promozione di Banda e la chiusura a Delle Monache, che dalla Primavera partirà probabilmente in prestito.
Il nodo caratteriale
Da Mazzone a Cavasin, passando per Cosmi e tanti altri, il Lecce ha dimostrato di riuscire a raggiungere i suoi obiettivi quando si affida ai cosiddetti “sergenti di ferro”. Motivo per il quale nella nostra analisi esprimevamo rammarico per non aver dato un’occasione a Davide Nicola o Paolo Vanoli. Resta il nodo caratteriale, che è la nostra più grande perplessità.
Su questo punto, oltre alla volontà di riscatto dalle ultime due stagioni, finite con due retrocessioni clamorose (che si aggiungono ai precedenti tre esoneri), Di Francesco dice qualcosa che fa ben sperare. “Il calcio di oggi è diverso da quello di 15 anni fa e quello che era necessario per i ragazzi quando ho iniziato ad allenare è diverso dalle strategie del bastone e della carota che è importante usare oggi”.
Il Lecce di Di Francesco, lo vedremo subito, sarà profondamente diverso da quello gestito da D’Aversa, Gotti e Giampaolo, ma il dubbio sull’unità del gruppo resta. È stata l’incognita dell’intera stagione appena trascorsa. E fattori contingenti come quelli della morte di Graziano Fiorita hanno risvegliato risorse importanti per attraversare vittoriosamente la “strettoia” della salvezza che si era venuta a creare nelle ultime giornate.
Un quid mancato alle squadre di Di Francesco sia due anni fa con il Frosinone, che l’anno scorso con il Venezia. Ci auguriamo che l’ultima occasione in Serie A per il mister sia una motivazione più che sufficiente.
Il “cantiere” Lecce
Il mister fa molti nomi. Alcuni sinceramente ci preoccupano. Si parla dell’ottima impressione di Lameck Banda, che è riuscito a impressionare i tre precedenti allenatori senza poi incidere davvero. Giampaolo lo ha addirittura definito “una specie di Vinicius”. Siamo molto perplessi. Sembrerebbero confermati Tete Morente, Pierotti e Veiga sulle fasce. Anche qui, e soprattutto sul ruolo di Pierotti siamo perplessi.
Nomi pesanti in uscita, più che probabile. Li fa Corvino: “Ramadani, Falcone, Baschirotto e Krstovic”. È chiaramente la fine di un ciclo. Non si è fatto il nome di Gallo, per il quale non è chiarissimo quale destinazione sia possibile. Così come si spera nella rinascita di Kaba, ma non si nominano Coulibaly e Berisha. Sembrerebbe confermato Helgason, dal quale ci auguriamo una maggiore incisività. Se esce Ramadani e le chiavi della regia vanno a Pierret, anche qui auguriamo un maggiore salto di qualità e carattere al francese.
Il direttore sportivo conferma l’arrivo in prestito di Camarda dal Milan. “Una deroga alle politiche del club – quella del prestito, ndr – in considerazione delle potenzialità del ragazzo”. A proposito di giovani, quelli di casa come Delle Monache, occupando il ruolo di esterno, già coperto da cinque giocatori, saranno chiusi e dovranno trovare una destinazione in prestito per poter crescere.
L’importante nodo dei lavori allo stadio
Domani si terrà l’udienza camerale per il ricorso di Leo Costruzioni circa l’assegnazione dell’appalto per i lavori di ampliamento dello stadio. Saverio Sticchi Damiani ribadisce che la società interverrà in giudizio per chiedere che siano accelerate il più possibile le decisioni perché “ogni giorno perso è un giorno in più in cui si rischia di perdere il finanziamento”.