Lecce, come funziona il “Modello Napoli” elogiato da Sticchi Damiani

Napoli e Lecce sono gli unici due club sotto Roma a giocare in Serie A. Fatto che la dice lunga sullo stato economico e imprenditoriale del Sud. Ecco perché non deve meravigliare se la gestione virtuosa del Lecce, additata come esemplare anche all’estero, abbia la sua visione centrata sul club partenopeo, arrivato a vincere lo scudetto dopo anni passati ai primi posti della classifica.
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Abbiamo voluto approfondire alcuni aspetti dell’analisi economica della situazione finanziaria del Lecce – che abbiamo riportato insieme alle dichiarazioni di Pantaleo Corvino – in base alle dichiarazioni di Sticchi Damiani. Con un focus sul “Modello Napoli” cui il presidente ha detto di ambire.

Solidità finanziaria e strategia di crescita

Il Lecce ha migliorato la propria situazione economica con operazioni mirate e una gestione attenta. La cessione di Patrick Dorgu al Manchester United rappresenta un passaggio chiave. Secondo il presidente Sticchi Damiani, questa operazione non era inizialmente prevista, ma ha portato al club una risorsa finanziaria straordinaria. L’affare è stato concluso dopo un lungo corteggiamento da parte del club inglese, che ha imposto una decisione immediata. Il Lecce ha quindi scelto di accettare per evitare di perdere un’opportunità vantaggiosa.

I 30 milioni di euro ottenuti verranno investiti con prudenza. L’obiettivo rimane quello di acquistare giocatori con un profilo economico sostenibile, pur mantenendo aperta la possibilità di operazioni più ambiziose.

Proprio nel trattare questo argomento, durante la conferenza stampa di ieri, 5 febbraio, il presidente Saverio Sticchi Damiani ha fatto riferimento al “Modello Napoli”. In cosa consiste? Lo vediamo subito.

Le premesse: bilancio e sostenibilità

Il club ha lavorato per risanare il bilancio e consolidare la propria struttura economica. Il percorso di recupero ha portato a ridurre un passivo di 27 milioni di euro, accumulato in Serie B, attraverso una strategia basata su ricavi sostenibili e reinvestimenti mirati. Secondo Sticchi Damiani, anche senza la cessione di Dorgu, il Lecce avrebbe raggiunto l’obiettivo di pareggiare quel disavanzo.

Negli ultimi anni il club ha incassato 40 milioni dalle cessioni e ne ha investiti 42, mantenendo un equilibrio. Il presidente ha ribadito che i soci non hanno mai prelevato utili, ma hanno investito 26 milioni di euro per garantire la crescita del club e mantenerlo in Serie A.

Terzo pilastro, il fair play finanziario

La gestione del Lecce si basa su un modello economico accorto, diverso da quello di altri club che possono ripianare le perdite con interventi diretti dei proprietari. Sticchi Damiani auspica l’introduzione di un fair play finanziario più rigido, con un tetto salariale proporzionale ai ricavi. Questo garantirebbe maggiore equità e impedirebbe a squadre con risorse illimitate di alterare la competizione.

L’obiettivo principale rimane la terza salvezza consecutiva in Serie A, un traguardo storico per il club. La solidità economica costruita in questi anni permette di affrontare la stagione con maggiore tranquillità, ma la necessità di un centro sportivo moderno viene vista come una priorità per migliorare le condizioni della squadra e ridurre il numero di infortuni.

Il “Modello Napoli” e le parole di Sticchi Damiani

“Ci assomigliamo molto con De Laurentiis su questa politica. Per il Mezzogiorno, Napoli e Lecce rappresentano due realtà belle e vincenti che possono fare scuola anche per il futuro”. Questa non è una dichiarazione della conferenza stampa del 5 febbraio, ma è un passaggio di un’intervista che il presidente rilasciò al Mattino due anni fa.

La dichiarazione di Sticchi Damiani, dunque, ha lasciato perplesso chi ha ascoltato la conferenza, soprattutto se si pensa alle ombre legate alle principali operazioni economiche recenti del Napoli e alle loro ricadute in termini economici e sportivi.
Ma Sticchi Damiani era già “sul pezzo” da anni e anche ieri si è riferito a quel modello, che rappresenta la premessa per un modello virtuoso dell’imprenditore cinematografico.

Uno sguardo da vicino

Vediamolo da vicino. “Il Lecce è stato preso in Serie C e sono stati investiti 26 milioni. Su quelli abbiamo fatto una scalata. Qualcosa che non è stata usata dall’ultimo arrivato, ma viene anzi additato ancora oggi come esempio dal Corriere dello Sport: il Napoli di Aurelio De Laurentis”. Che, leggiamo, ha imposto quasi subito l’autosufficienza finanziaria del club”.

“Da quando sono tornati in Serie A – continua Sticchi Damiani – cioè dal 2007, il produttore non ha dovuto mettere equity, perché si è strutturato un club autosostenibile. Cioè – si domanda Sticchi Damiani – come si fa calcio? C’è una società che decide di fare un regalo al territorio. Proviamo con queste risorse con tanti milioni messi dalle imprese private. Non sono uno scherzo, 26 milioni”.

“Per esempio, due anni fa andammo da Confindustria, che ha chiamato a raccolta tutte le imprese del territorio per farci da sponsor. Denaro raccolto: 27 mila euro. Quest’anno, con la Camera di Commercio che ci sostiene come istituzione e va ringraziata, abbiamo ipotizzato di prendere uno skybox da 50 mila euro per gestirlo per conto dell’ente. Non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo economico.
Tra l’altro, non sta nemmeno scritto da nessuna parte che con 26 milioni si arriva in serie A. C’è chi ne ha spesi il doppio o il triplo e non ci è arrivato”.

“Da quando ci sono Pantaleo e Stefano abbiamo avuto la forza di fare un percorso in Serie B entrando nella tempesta, perché era anche il periodo del Covid. L’obiettivo primario era quello di risanare il club. Ma siamo anche arrivati in Serie A e vogliamo costruire quella famosa azienda autosostenibile. Mettendo ogni anno qualcosa in più. Sostenibilità non significa che il club non mette risorse, vuol dire che genera ricavi e li reinveste”.

Sulla questione tecnica: “Questo non significa che non possiamo permetterci niente, ma che dobbiamo continuare a investire cifre sostenibili sui giocatori. E qui è utile specificare che i soldi di cui si parla nelle cessioni non arrivano tutte alla gestione del club. Per esempio, per le casse del Lecce, la cessione di Pongracic alla Fiorentina per 15 milioni ne ha portati 10 alle casse della società; Gendrey 6 milioni e 183 mila invece di 10 milioni. Grazie al lavoro del management, il club ha fatto cessioni importanti incassando, escluse le cessioni di entrata e uscita del mercato invernale, 43 milioni. Dei quali ne abbiamo spesi 42. Io so che questi 42 diventeranno 200. So, infatti, con quale qualità vengono fatte queste operazioni.

Il Modello Napoli

Ecco cosa scriveva il Corriere dello Sport del 4 febbraio.

“Nella storia ventennale della gestione De Laurentiis il Napoli si è sempre autofinanziato mettendo in pratica, come nessun altro in Serie A, il concetto di calcio veramente sostenibile. Dopo avere rilevato il club dal fallimento, la proprietà attuale non ha mai dovuto affrontare aumenti di capitale per ripianare perdite pareggiando sempre – nel medio periodo – costi con ricavi ottenendo, in vent’anni di gestione, un saldo netto complessivo di 140,7 milioni positivo, sommando gli anni in utile con quelli in perdita. Con questa gestione, il Napoli potrà affrontare i prossimi anni allestendo rose competitive e mantenendo la sua posizione di assoluto protagonista del calcio italiano”.

La puntata 60 di Nu pocu e nu pocu

Nel corso della puntata abbiamo affrontato i temi della conferenza stampa dell’area tecnica del 5 febbraio: