
Dall’ultima puntata di Nu pocu e nu pocu di stagione, i voti ai giallorossi! Il testo e i voti che trovate nell’articolo principale sono a cura di Andrea Aufieri, che li ha commentati con gli ospiti dell’episodio: Vittorio Renna, Piergiorgio Fiorentino, Fabio Zollino, P40 e Carmine Tundo de La Municipàl, che però poi ha deciso di non compilare la tabella per seguire la trasmissione, dunque il suo intervento potete recuperarlo insieme a tutte le discussioni direttamente sul nostro canale YouTube.
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La puntata 75 di Nu pocu e nu pocu
Una stagione da ricordare
N.b.: I voti sono edulcorati al rialzo per via della salvezza raggiunta dalla squadra più “povera” del massimo campionato. Già solo per questo possiamo parlare di impresa e di miracolo sportivo. Anche queste pagelle sono dedicate alla memoria di Graziano Fiorita, sempre nei nostri cuori.
I voti alla Rosa del Lecce 2024-2025
Menzione d’onore per Hasa, l’unico dopo Marchwinski che avrebbe potuto accendere la luce con giocate di fantasia e che infatti a metà mercato è passato al Napoli, vincendo lo scudetto da panchinaro stabile. Altra menzione d’onore per Godot- Marchwinski, l’acquisto più oneroso della stagione, che speriamo di goderci prima o poi o… di vendere bene. La stagione è stata macchiata in avvio da un’altra assenza in un ruolo nevralgico. Quella dello sfortunato Gonzalez, cui va tutto il nostro affetto.
Il comparto difensivo
FALCONE 9.5 – Imprescindibile. Tra i 4 giocatori sempre presenti in Serie A quest’anno. Inizia il campionato e perde sua mamma, avvenimento che gli mette un’inevitabile velo di malinconia e dolore sulle spalle e attraverso sacrificio, sofferenza e leadership si conferma l’uomo migliore di tutta la rosa. Dove si rende conto dei suoi limiti tecnici, tra uscite e gioco con i piedi, risponde con istinto e carisma.
BASCHIROTTO 8 – Capitale. Una sentenza quest’anno, il nostro capitano. Anche lui nel club esclusivo dei 4 calciatori che hanno risposto sempre presente in serie A. Gli altri due li trovate alla corte di mister Ranieri. Dopo le esaltanti stagioni al fianco di Umtiti e Pongracic, quest’anno ha aiutato Gaspar ad ambientarsi, si è sacrificato cercando di aspettare la crescita di Gaby Jean e infine, con il miracoloso rientro del portoghese in squadra, è risultato concentrato, fisicamente devastante e anche decisivo in zona gol. Anche qui il carisma ha coperto le falle tecniche.
GASPAR 8.5 – Direttore. Tra le scommesse stravinte da Corvino. Kialonda ci mette muscoli, altezza, posizionamenti intelligenti, ma soprattutto cervello e carisma da leader. Più forte dell’infortunio che poteva fargli concludere la stagione, abbiamo temuto anche per il brutto colpo alla spalla subito all’ultimo. E invece no. Un piacere vederlo dirigere la fase difensiva di non possesso dando un senso alla posizione di compagni più spaesati. Speriamo in un bel bottino di gol futuri.
GALLO 6.5 – Soldato. Antonino fa un errore di comunicazione a inizio stagione. Non l’annuncio del suo addio a fine campionato, ma l’adorazione oer Gabriel Garko attore. No, scherziamo, è quello dell’annuncio… Una cosa così a nostro avviso non ha fatto bene al suo lavoro. Tra le maggiori conferme della stagione precedente, con una curva di crescita tra le più alte in squadra, non è riuscito a confermarsi, a nostro avviso. Complice la confusione tattica creata prima dalla presenza e poi dalla partenza di Dorgu, l’assenza nella prima parte della stagione di un esterno d’attacco credibile all’infuori di Sansone, infine l’infortunio, il nostro esterno sinistro ha faticato tanto, commettendo troppi errori fatali e sfortunati posizionamenti che hanno causato anche autogol. Di fatto senza un vero sostituto, perché di Sala sappiamo poco e quel che sappiamo non è confortante, prima che la sua testa crollasse, però, la squadra si ricompatta e la sua presenza in campo da Bergamo in poi acquisisce solidità.
GUILBERT 6 – Specchietto per le allodole. Il suo curriculum e le prime prestazioni, fatte di scatti, cambi di campo e dribbling improvvisi ci avevano fatto ben sperare. Poi le dichiarazioni fuori posto, un temperamento poco focalizzato sugli obiettivi della squadra, la discontinuità pazzesca e, soprattutto, scarso ossigeno. Mai i 90′ nelle gambe. Da rivedere.
GABY JEAN 6 – Sfortunato – Pensava di farsi un tranquillo campionato di riposo all’ombra dell’Angale e dell’eterno Baschirotto… E invece gli è toccato andare in campo nel momento peggiore. Troppi errori, che condivide con i suoi colleghi di reparto, ma i suoi in fase di impostazione sono stati pesanti- stavano per condannare il Lecce. Gaspar rientra in tempo per evitare la catastrofe, ma lui finisce la stagione nel peggiore dei modi con un brutto infortunio.
GENDREY 7 – Rimpianto. Sarà che la fase migliore dello scorso campionato è coincisa con la fase peggiore della squadra. Sarà che aveva reso inconsistente e senza guizzi, ma di fatto affidabile la sua presenza in campo. Certo, costringendo a un superlavoro l’inconsistente Almqvist e il confuso Dorgu, ma tant’è che al suo posto è arrivato Guilbert, la cui fase migliore è durata quanto la festa dei patroni a Lecce: tre giorni.
VEIGA 6 – Lascia ben sperare in prospettiva futura, ma se le cose fossero andate male avremmo rimpianto un paio di errori incredibili sotto porta, pur non potendogli accollare alcunché.
BONIFAZI SV – Ceduto dopo la lunga degenza. Sulla carta era uno dei pochi acquisti adeguati alla categoria. Peccato.
PELMARD 2 – Poche idee, ma confuse, in campo come alla guida. Un brutto esempio per chi lo seguiva con interesse e per i più giovani.
GABRIEL SV – Aveva sostituito egregiamente Gaspar all’Estrella, ma il rapace Corvino gli ha strappato questa gioia rilegandolo di nuovo a sostituto dell’Angale, scivolando al terzo posto nelle gerarchie dopo Gaby Jean. Spiace.
SALA SV – Abbiamo visto poco di lui e quel poco non è stato incoraggiante. Si apre il rompicapo fascia sinistra.
Il centrocampo e l’affaire Ramadani
RAFIA 5 – Scomparso. “Gli ho chiesto di pensare meno e agire più in fretta”, ha detto di lui il maestro Giampaolo. Che evidentemente ha deciso che è bravo ma non si applica. Giocatore potenzialmente di qualità, non ha dato l’apporto atletico e caratteriale sperato.
KABA 6 – Se avesse recuperato la stabilità atletica dopo l’infortunio sarebbe stato deflagrante. Ci è rimasto un incontrista coriaceo, lento, ma dedito alla causa.
RAMADANI 7 – Caro Ylber, hai distrutto lo spogliatoio, messo Gotti all’angolo, menato Giampaolo, insultato Coulibaly in fin di vita in campo. Una società un po’ più pedagogica ti avrebbe multato e messo fuori rosa. Per fortuna non l’ha fatto. Dall’Inter in poi, pur scuvolato in panchina, il trattamento “tigre in gabbia” sembra aver funzionato, fino a quel gol incredibile che ci ha ricordato il gran giocatore che potresti essere, tra l’incontrista e il play e che al Lecce servirebbe come il pane. Uomo del destino.
COULIBALY 9 – Rinforzo di lusso, Gotti e Giampaolo hanno dichiarato di non conoscere il tono della sua voce, nei primi mesi della sua permanenza a Lecce. Sul campo, Lassana è partito coriaceo, ma troppo legnoso, fino a mettersi a suo agio e prendersi il centrocampo giocando partite monumentali. Picchiato senza sosta dagli avversari, sempre impuniti, Coulibaly si è preso la sua rivincita indovinando finalmente il gol che è valso la salvezza.
PIERRET 7.5 – Partito in sordina, commettendo una quantità di errori non banale, ha compreso meglio i meccanismi del gioco e del non gioco giallorosso, diventando fondamentale nella gestione delle seconde palle ed entrando come sorgente scatenante nei gol decisivi dell’ultima fase della stagione. Gli è mancato quel guizzo di personalità e genialità che chi occupa il suo posto dovrebbe avere, non togliendo dubbi al mister circa il suo utilizzo.
BERISHA 6.5 – Forse abbiamo nutrito troppe aspettative in “colui-che-è-destinato-alla-prossima-plusvalenza”. Infortuni a parte, si è guadagnato pochi spazi senza sfruttarli pienamente, anche perché è restato forse troppo al suo posto quando compagni meno dotati tentavano tiri da fermi pavidi e imprecisi. Quella contro la Lazio poteva essere la sua consacrazione, ma la paura deve aver preso il sopravvento quando ha masticato troppo velocemente il colpo da biliardo che poteva valere il 2:0. Indimenticabili, invece, le piste date al mostruoso Anguissa in casa contro il Napoli. Ha bisogno di fiducia.
HELGASON 7 – Il redivivo è stato il vero acquisto in corsa della gestione Giampaolo, che raramente ne ha fatto a meno dal primo minuto. Ma il suo impiego, la sua posizione e il suo ruolo hanno portato di fatto 4 assist. Un po’ poco per quello che era chiamato a fare. I muscoli e la velocità ci sono. La fantasia e la precisione meno, ma gli vengono comunque assegnati tutti i calci d’angolo quasi sempre buttati al vento. Troppa inconsistenza, che rischiava di essere fatale al Lecce.
OUDIN 5 – Chi? Il “Mago” ha campato di rendita finché ha potuto grazie ai gol salvezza della stagione scorsa, poi è stato mandato via, salvo poi essere recuperato, rovinare diverse partite e finire nel dimenticatoio. Un numero “10” che non brilla mai.
L’attacco: amore Krstovic, disastro Rebic
DORGU 8 – L’impatto sulla salvezza del Golden Boy poteva essere tanto pesante quanto la sua assenza. A mister Gotti il merito di averlo “liberato”, salvo poi confondere un po’ troppo le acque piazzandolo ovunque. Mister Giampaolo l’ha potuto usare poco nella sua integrità morale e caratteriale, perché l’offerta tentatrice del Manchester l’ha reso completamente inutilizzabile. Il fatto è che dopo la sua partenza il Lecce ha vinto una volta con il Parma – con lui tecnicamente ancora in gruppo – e poi nulla per 5 mesi fino alla partita con il Torino. E questo qualcosa significa.
SANSONE 8 – L’uomo di Gotti avrebbe potuto imprimere un cambiamento fondamentale alla stagione dei giallorossi. Cosa sarebbe successo se il suo pallone fosse entrato dentro invece di stamparsi clamorosamente sul palo nella sfortunata partita di andata contro l’Empoli? Quel match poteva significare la riconciliazione della squadra con Gotti o è andata così perché tutti si sono impegnati nel salutare con rispetto l’uomo che li ha salvati? Difficilmente lo sapremo, ma quello che abbiamo capito è che il suo luogotenente è stato messo fuori rosa con la partenza del mister, salvo poi essere reintegrato dopo l’infortunio di Gaby, ma senza mettere piede in campo. Giampaolo gli ha preferito soluzioni improbabili e non all’altezza, liquidando con un “forse saprà meritarsi 5 minuti di gloria”, che non sono arrivati. Da noi, i rispetti per uno dei giocatori più adeguati alla Serie A che abbiamo avuto. E forse anche l’unica alternativa seria sulla catena di destra, un gradino sotto il migliore Morente, quando è stato ispirato.
BANDA 5 – Abbaglio. Mister Giampaolo non ha potuto goderselo più di tanto, complice l’infortunio lunghissimo e un rientro in cui oltre a fare le solite cose, cioè litigare con il pallone – sembrava anche aver perso il superpotere della velocità irresistibile che l’aveva contraddistinto prima del crack. Grottesca la definizione di “Vinicius” affibbiatogli dal coach, che ha dimostrato di non aver capito il dramma della fascia sinistra, dandogli troppo spazio in frangenti in cui bisognava cercare alternative di maggiore qualità, vedi Sansone.
KARLSSON 5.5 – L’unico intervento sul mercato invernale che avrebbe potuto essere “di categoria” veniva in prestito e con grossissimi dubbi sulla continuità del suo rendimento, avendo avuto una fiammata poi spentasi quasi subito per finire in panchina fisso tra i felsinei. A volte avulso dal contesto, con la pesante idea di una sorta di indolenza inconcludente, riscatta parzialmente un 4 grazie all’assurda partita di ritorno con l’Atalanta in cui fa e disfa tutto.
MORENTE 7.5 – Prima parte della stagione disastrosa, ma dopo un mese di “cura” con il Maestro diventa quasi imprescindibile, sebbene ci siano troppe rotazioni sulla sua fascia. A volte sembra davvero “ingiocabile”. Diventa la vera sorpresa del nostro attacco con un minimo di imprevedibilità. Chissà se avesse preso qualche iniziativa in più sui calci piazzati al posto di Helgason… Una squalifica infame lo esclude dai protagonisti della partita-salvezza, ma lui ha fatto il suo!
N’DRI 6.5 – Come sarebbero andate le cose se Konan avesse segnato nell’1-1 contro il Venezia invece di prendere il palo interno? Con i se e con i ma non si va lontani, ma N’Dri dà l’idea di essere un prospetto sul quale si può lavorare sulla categoria, con un piede decisamente più educato di quello di Banda, con il quale si è fatto spesso un paragone per via della grande velocità che li accomuna entrambi, con la differenza che l’ivoriano riesce anche a cambiare passo e saltare l’uomo. Chissà.
PIEROTTI 7 – “Neanche Santiago sa qual è di preciso il suo ruolo in campo” dice Giampaolo dopo qualche partita sulla panchina del Lecce. In realtà l’enigma gliel’aveva sciolto il suo predecessore: il più vicino possibile a Krstovic. Ma non si può perché “la via maestra” non è quella. E allora dagli con equivoci e sofferenze. Fino alla partenza di Dorgu e all’esplosione di Parma. Ma quel gol mangiato contro Fiorentina e qualche scelta sbagliata di troppo non gli valgono lo stesso voto di Morente.
REBIC 4 – Ma vi siete accorti che le presenze in campo di Rebic quest’anno sono state ben 27? E qual è stato l’apporto di uno degli equivoci più gravi della gestione stagionale, arrivato con i trionfalismi che hanno permesso al d.s. Corvino anche di evocare l’epico procuratore da quattro soldi “Sartu Minzippa”? Un calciatore operato per grave infortunio alla schiena anni fa e mai più tornato ai livelli intravisti al Milan. I numeri parlano di un gol prestigioso nel pareggio contro la Juve… e basta: entra nel 4% delle azioni da gol della squadra. Nessun assist, solo colpi di tacco e veli troppo affrettati per nessun compagno, 3 ammonizioni e due espulsioni dirette: una in campo in una partita, quella del disastro contro il Cagliari, che a nostro avviso avrebbe dovuto mettere fine alla sua esperienza in giallorosso. La seconda, a riassumere la sua stagione, direttamente dalla panchina nella partita contro la Lazio, che valeva l’intera stagione e nella quale magari il suo apporto sarebbe potuto essere fondamentale. Eppure, come per Ramadani – ma meno – poteva succedere l’impensabile: quel pallone spettacolare stampato sulla traversa nella buia notte di Bergamo… Malinconia per un amore mai nato.
KRSTOVIC 9.5 – 12 gol stagionali, 11 in campionato, 5 assist, partecipazione al 59% dei gol della squadra, record europeo di occasioni da gol procurate. Tutto da “uomo solo lasciato suo malgrado al comando”. Che ha saputo fare a sportellate con qualsiasi avversario di qualsiasi stazza e lignaggio, che ha resistito a critiche e intimidazioni dentro e fuori dal campo, che è stato egoista, sbagliando clamorosamente – ma comprensibilmente! – gol. Uno che quando gli mettevano un compagno più vicino ha reso anche meglio. Che cosa potevamo chiedergli di più? E-R-O-E!
BURNETE 6 – A differenza di compagni di reparto più blasonati, il ragazzo venuto dalla Primavera, seppur con tante difficoltà, ha cercato di sfruttare al meglio le poche occasione che gli sono state date, soprattutto da Giampaolo, e grazie a influenze e squalifiche di Rebic. Risultato? 5 minuti ad alto voltaggio contro l’Atalanta e due minuti monumentali contro la Lazio, quando provoca l’espulsione di Romagnoli e un fondamentale pallone dal fondo per la squadra. Tanto necessari da essere entrati nella storia. Troppo poco? Sì, ma gli auguriamo le migliori fortune a Lecce o fuori.
Altri SV: Fruchtl, Samooja, McJannet, Persson, Scott.
Focus sul modulo
Il 4231 – 6 Un modulo che non ha lasciato scampo e respiro alla squadra. Pochissime le opzioni esplorate, diversi i punti ottenuti in due anni quando ci si è allontanati dalla “via maestra”, indicata da Corvino. Il che non significava dover seguire sempre gli altri sentieri, ma semplicemente usare più opzioni. Non è stato possibile. La sufficienza è stata guadagnata grazie al fatto che la squadra nelle ultime cinque gare è andata in evidente overperformance. Prendiamo in prestito le parole di mister Giampaolo, che poi ha sconfessato sé stesso: “Sono gli uomini che fanno i moduli e non viceversa”.
I voti a Gotti e Giampaolo
GOTTI – 6.5 – In 12 partite il Lecce non si stabilizza, offrendo comunque alcune delle migliori prestazioni stagionali, come la vittoria contro il Cagliari, prima del tracollo con i 6 gol presi dalla Fiorentina. Il pareggio contro l’Empoli segna la vera sliding door della stagione: l’1-1 avrebbe significato un onorevole addio o il ritorno al bandolo della matassa da parte del mister? Quello che è venuto dopo ci ha lasciato forti dubbi. A dispetto di chi l’ha definito irrispettosamente solo “un conferenzieri”, il mister trova la collocazione ideale per Dorgu, trova un ruolo decisivo a Pierotti, ma senza Piccoli non è in grado di dare una spalla credibile a Krstovic, subendo l’equivoco Rebic. La sua colpa principale sembra proprio essere quella di aver insistito nel cercare una spalla al bomber. Se ne va con la leggerezza e la grazia di un signore, se ricordiamo come fu esonerato il suo predecessore.
GIAMPAOLO 7 – Il voto è perché ce l’ha fatta a reggere alla tempesta perfetta. Arrivato con grandi proclami come “Ho studiato in smart working” che si contrappone al “sono invecchiato due anni” di un Max Allegri che veniva risuscitato qualche anno prima dalla Juve, si permette qualche frecciatina nell’intervista concessa ai media di Serie A: “occorre anche qualità oltre alla quantità” e al monumentale e sconfessato: “Sono i giocatori che fanno i moduli e non viceversa”. Presto la situazione precipita, lo sguardo si svuota, le dichiarazioni si fanno elusive, enigmatiche. Ha il pregio di riscoprire un Helgason che sembra promettere tanto, ma poi non manterrà in termini d’incisività – e di raccogliere i frutti di una grande attenzione al ruolo di Tete Morente. Ottima l’idea di semplificare quello che succede in campo, ancorandolo però a un non troppo rassicurante possesso palla in difesa: la costruzione dal basso in salsa giallorossa che non porta particolari benefici, ma non siamo al corrente di alternative credibili. Senza Coulibaly, Ramadani, Berisha e Pierret, la squadra non se la gioca mai sulle seconde palle. Con il più del doppio delle partite a disposizione del suo predecessore, non riesce a fare molto meglio nel piazzamento, ma resiste alla strettoia fino alla grande e inaspettata gioia finale.
Pantaleo Corvino, deus ex machina
CORVINO – 6.5 La continua tensione tra il direttore sportivo e l’intero ambiente, dai giornalisti alla tifoseria, è stata estenuante, esplodendo in una pericolosa contestazione che ha rischiato di tirare giù l’intero progetto. Questo e alcune spigolosità nella comunicazione sono le cose che ci sono piaciute meno. Potremmo dire che il voto è una media tra un mercato estivo tutto sommato intelligente, da 7, con l’arrivo di Gaspar e Bonifazi in difesa, l’acquisto oneroso di Marchwinski e la curiosità per Tete Morente, oltre all’ottimo Coulibaly fanno ben sperare. Al punto che Gotti dovrà dire a inizio stagione: “C’è troppo entusiasmo intorno alla squadra”. Anche l’acquisto di Rebic sembra dare impulso all’ambiente, ma nulla di più sbagliato.
Metti in conto la sfortuna di Gonzalez, metti che si fa male Gaspar, metti che ti scoppia in mano la grana Pelmard e che il buon Guilbert abbassa presto il voltaggio delle sue prestazioni. Ok, c’è sempre il mercato invernale. Che per noi è da 5. A fronte della perdita insostituibile di Dorgu, arrivano prospetti che non sono di categoria. E, complice la sfortuna, poi un certo atteggiamento generale, la squadra non fa quel salto di qualità necessario per la salvezza. È un gioco a colpi di mediocrità dal quale il Lecce riesce a risalire la china. Tutto qui. Che però non è poco. La sagacia di Giampaolo, al termine della partita epica contro la Lazio, dipingono bene la situazione: “Mo so cazzi vostri perché un danno con questa vittoria l’abbiamo fatto, ed è quello di aver reso immortale Pantaleo Corvino”. Ed è così, quindi solo nella testa del Demiurgo potrà esserci un’eventuale riconsiderazione delle spigolosità, per il bene del Progetto.
Saverio Sticchi Damiani è già il presidente dei record
STICCHI DAMIANI 8 – Avremmo voluto dare almeno un 9 al presidente. Pluripremiato all’esterno per la gestione e la pulizia dei conti e per il valore del progetto. Nonché per gli importanti introiti e investimenti che stanno per arrivare. E l’obiettivo puntato, che ci sembra ottimale: il “modello Napoli di De Laurentiis”. Leggi: un’impresa che produce utili da sé, senza ricapitalizzazioni esterne e ossigeno endogeno. Perché un voto in meno per il presidente che ci porta nella storia? Non abbiamo capito lo scontro con il tifoso, né lui è intervenuto in alcun modo per spiegarlo, così come prima non abbiamo apprezzato l’insistenza sull’asticella e sulle critiche che “romperebbero” il giocattolo Lecce. Questo mettere le mani avanti, a meno che lui non sappia cose che noi non sappiamo, anche questo non l’abbiamo capito. Come non abbiamo capito bene quali siano i paletti e gli accordi tra lui e il d.s. Quello che abbiamo capito è che portare due volte la squadra in ritiro, tenere duro, fare dei gesti piccoli e grandissimi in occasione della scomparsa di Fiorita, questi sì, sono gesti di un presidente di prim’ordine. Insieme alla tenuta del volante del miracolo Lecce. Ad maiora.
Il voto alla squadra e al progetto
LECCE – 8 Tutto sembra apparecchiato per la catastrofe: la disfatta in casa contro il Como sembra il suo ultimo atto, con una conferenza che abbiamo definito una sorta di richiesta a farsi dimettere. Sticchi Damiani non è dell’idea e fa partire la squadra in ritiro, cercando di rispondere all’appello all’unità dello stesso mister. Sappiamo poi quello che è accaduto: la tragedia di Graziano Fiorita, la surreale partita di Bergamo, l’emozionante partita contro il Napoli… E poi il carattere. Il pareggio di Verona ci tiene artificialmente in vita, i capolavori contro il Torino e l’impresa storica contro la Lazio portano la squadra nella storia. Pochi i sussulti, troppa la sofferenza, ma questa piccola società, con gli ingaggi più bassi della categoria, continua a fare miracoli sportivi e di gestione. I troppi errori di quest’anno, però, non sono diventati fatali non perché altre tre società non fossero attrezzate per la permanenza, ma perché hanno commesso errori madornali, accumulando un numero di punti davvero esiguo.
Un ragionamento sul campionato: TOP e FLOP
A inizio stagione abbiamo dato per spacciate Empoli e Venezia. Non avevamo visto l’orrido Monza. Le cose sono state un po’ più complicate, ma senz’altro dobbiamo ringraziare Di Francesco e D’Aversa per aver avuto così tanti stop stagionali da aver permesso al Lecce di riprendersi e di fare una grande impresa.
Complimenti al Napoli, che vince uno scudetto con una rosa non così lunga e lo fa non con tanti punti, ma in faccia a un’Inter che aveva uomini e mezzi per fare ben altro.
I Flop
Flop La Juve ottiene un insperato quarto posto dopo aver rinnegato il progetto, l’ideologia, gli uomini, l’allenatore e i dirigenti. A nostro avviso di peggio ha fatto solo il Milan, che però ha incredibilmente alzato un trofeo.
I top
Top La Roma cominciava con i migliori auspici, ma ha fatto un disastro, indovinando però l’unica persona che li ha tirati fuori dal pantano e che dallo spettro della Serie B l’ha portata all’Europa League. Chapeau, come sempre, per mister Ranieri.
Troppe battute d’arresto all’andata, ma una seconda parte di stagione meravigliosa, contro tutto e tutti: il Bologna di Italiano, che vince una bellissima Coppa Italia.
I giocatori
Il sistema Atalanta piazza due giocatori nei primi 3 posti della classifica marcatori: Retegui e Lookman: chapeau! In mezzo, un incredibile Moise Kean. Non troppo distante, con Conte torna a essere una sentenza il vecchio e prevedibile Lukaku.
Grandi complimenti al Napoli, comunque, che rivitalizza un fondamentale Di Lorenzo e piazza la sorpresa più entusiasmante del campionato: Scott McTominay.
Ma diciamocelo: chi non avrebbe goduto con il trio Diao-Paz-Strefezza? E Solet? Soulé? E non vorreste saccheggiare il Bologna di Castro-Dominguez-Miranda-Orsolini? Chivu, cui va il nostro plauso, si è potuto avvalere di una mossa che sembra una corvinata: l’attaccante a basso costo e altissimo rendimento Pellegrino, mentre l’Empoli va in B con un tesoretto di giocatori interessanti, tra cui Anjorin e Goglichidze.
Ma la Serie A sembra passare nuovamente in un periodo di transizione in cui chiedersi ancora che strada prendere. E i dirigenti della Lega non sembrano essere le persone migliori per rispondere a tante domande.
I voti comparati
Nome | Voti Aufieri | Voti Renna | Voti P40 | Voti Zollino | Voti Fiorentino | Media |
---|---|---|---|---|---|---|
Falcone | 9.5 | 8 | 9 | 8 | 9 | 9+ |
Baschirotto | 8 | 8.5 | 7 | 7.5 | 7.5 | 7.5 |
Gaspar | 8.5 | 8.5 | 8 | 8 | 8.5 | 8.5 |
Gallo | 6.5 | 7 | 6.5 | 6 | 6.5 | 6.5 |
Guilbert | 6 | 6.5 | 6 | 6.5 | 6 | 6+ |
Gendrey | 7 | 6.5 | 7 | sv | sv | 6.8 |
Gaby Jean | 6 | 6 | 6 | 6.5 | 6.5 | 6+ |
Veiga | 6 | 6.5 | 6 | 6.5 | 6.5 | 6+ |
Pelmard | 2 | sv | sv | 3.4 | 2 | 2.4 |
Kaba | 6 | 7 | 6 | 6.5 | 6.5 | 6.4 |
Rafia | 5 | 6 | 6- | 5 | 6 | 5.5 |
Ramadani | 7 | 7 | 7.5 | 7.5 | 6.5 | 7+ |
Coulibaly | 9 | 8 | 9 | 9 | 9 | 9- |
Pierret | 7.5 | 7 | 7 | 6.5 | 7.5 | 7+ |
Berisha | 6.5 | 7 | 6.5 | 6 | 6.5 | 6.5 |
Helagason | 7 | 7 | 7 | 6.5 | 7 | 7- |
Oudin | 5 | 6 | 6- | 5 | 5.5 | 5.6 |
Dorgu | 8 | 7 | 7.5 | 9 | 8 | 8- |
Sansone | 8 | 6 | 9 | sv | 7.5 | 7.6 |
Banda | 5 | 6 | 6- | 4.5 | 5.5 | 5.5 |
Karlsson | 5.5 | 6 | 7 | 5 | 5.5 | 5.8 |
Morente | 7.5 | 7 | 7 | 7 | 7.5 | 7+ |
N’Dri | 6.5 | 6.5 | 6.5 | 6.5 | 6.5 | 6.5 |
Pierotti | 7 | 7 | 7.5 | 7.5 | 7 | 7+ |
Rebic | 4 | 6 | 5.5 | 5 | 4.5 | 5 |
Krstovic | 9.5 | 9 | 8 | 9 | 9.5 | 8.5 |
Burnete | 6 | 6 | 6.5 | 6 | 6 | 6+ |
Gotti | 6.5 | 6 | 7 | 5.5 | 6.5 | 6+ |
Giampaolo | 7 | 6 | 7 | 6 | 6.5 | 6.5 |
Corvino | 6.5 | 8 | 7- | 5 | 7 | 7- – |
Sticchi Damiani | 8 | 8 | 8 | 9 | 9 | 8.5 |