“A Lecce c’è un problema, è tutto al rovescio, se uno crea valore, se si fa plusvalenza, tutto ciò diventa una colpa e non un merito”.
Ancora sulla scia della conferenza stampa d’intenti per il calciomercato invernale (quando aveva rivendicato apprezzamenti e non sempre e solo critiche, “anche noi abbiamo bisogno di motivazioni” aveva tuonato), il direttore tecnico del Lecce Pantaleo Corvino si scaglia contro quella parte della tifoseria critica nei confronti del mercato giallorosso. E che talvolta ventila addirittura che le plusvalenze incassate si distribuiscano tra i soci e non si reinvestano nella squadra.
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“Quando domani me ne andrò, chi prenderà il mio posto troverà i conti a posto”. L’altra frase forse “sibillina” del direttore, sintomo probabilmente di una stanchezza mentale che si sta facendo sentire sempre di più. Tanto da essere rintuzzato dal presidente Sticchi Damiani seduto al suo fianco con un “Dopodomani, non domani”. Insomma, tra sorrisi per una situazione economico-finanaziaria ideale e una discreta classifica in campionato contrapposte all’amarezza per un eccesso di critiche incomprensibili per la società, Pantaleo Corvino ha ancora una volta manifestato una notevole insofferenza a quella parte di ambiente salentino perennemente o quasi in contestazione.
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BILANCIO IN SALUTE E AFFAIRE DORGU

I numeri della “salute” del club li ha sviscerati il presidente. Evidenziando che i 27 milioni di euro di debiti che la società aveva dopo i due anni di B e complice il Covid risultino risanati già prima del colpaccio-Dorgu.
E proprio a proposito del talento danese Sticchi Damiani ha fatto un riassunto della “Manchester-story”. Descrivendo come il Lecce si sia ritrovato in una sorta di tenaglia tra la volontà del giocatore (pressato dagli inglesi) e lo stesso United che rifiutava il rinvio a giugno del trasferimento (“ora o mai più” il diktat). “Tant’è – ha ammesso il presidente – che alla fine ci siamo dovuti arrendere”. Una resa molto ricca e foriera di salute economico-fiananziaria societaria, va detto.
Anche da Sticchi Damiani sono arrivate stoccate.
Dall’accusa di mettersi i soldi in tasca (“non abbiamo distribuito un euro di utile, senza considerare Dorgu per il parco calciatori abbiamo incassato 40 e abbiamo speso 42 ed ora abbiamo una rosa di grande valore presente e futuro”).
All’umoralità della tifoseria (“non va vissuta la sconfitta come un dramma, un club come il nostro deve convivere in serie A con la scontitta”).
Le critiche al centro sportivo (“non so perché alcuni lo hanno preso in antipatia mentre è assolutamente sintomo di un club in salute e lungimirante”). Stoccata anche alle aziende del territorio: “Noi abbiamo investito 26milioni di euro, le aziende locali attraverso Confindustria come sponsorizzazione quest’anno hanno raccolto 27mila euro”.
Insomma, una conferenza pacata nei toni ma serafica per quello che “andava detto”.
IL MERCATO E LA VICENDA HELGASON
Tornando a Corvino e al direttore sportivo Trinchera, invece, si è entrati maggiormente nel dettaglio del mercato di riparazione.
Con le operazioni dei portoghesi Tiago Gabriel e Veiga e con quelle al fotofinish di Scott e N’Dri, quest’ultima “figlia” della fitta rete di scouting sparsa per l’Europa soprattutto nei “mercati alternativi”, come li definisce il direttore tecnico, e “grazie ai 50 anni di esperienza che ho in questo mondo” ha rivendicato ancora Corvino.
Stoccate “velate” ma neanche tanto ancora una volta, rispondendo alle domande dei giornalisti, per l’ex Gotti indicato come artefice delle esclusioni di Almqvist, Piccoli ed Helgason dai progetti di inizio campionato.
“Nonostante fosse fuori lista – a proposito dell’islandese – gli abbiamo proposto un contratto triennale, perché ci credevamo.