Gianluca Palma, un artigiano dell’immaginario con La Scatola di Latta

La Scatola di Latta è un progetto nato nel 2010 dall’idea di Gianluca Palma, un “sarto di comunità” originario di Botrugno in provincia di Lecce. Il suo progetto viene sposato da una serie di persone, realtà e associazioni legate da un comune sentire. Parliamo di una sorta di filosofia, di un sentire comunitario, uno stesso intendere, un legame che, parafrasando Christian Bobin – scrittore e poeta francese morto nel 2022 – ha il sapore di un modo comune per “abitare poeticamente il mondo”.

L’obiettivo è quello di promuovere iniziative civico-culturali in tutta Italia, partendo da Sud. Un tentativo, ben riuscito, di mescolare ogni volta con una ricetta diversa, tre parole significanti: luoghi, storie, persone, per ottenere  ricette di “restanza” e partenze dal Mezzogiorno.

Negli spazi di CurioCity ho avviato una riflessione sulle tante sfaccettature di impegno culturale e civico – tra la restanza di Vito Teti e la paesologia di Franco Arminio – che ritengo sia necessario far emergere. Storie di intellettuali che hanno provato a raccontare in modo particolare ed originale il nostro Sud. Gianluca Palma e La Scatola di Latta sono una realtà illuminante.

Da tempo, oramai, La Scatola di Latta ha infatti intrapreso un viaggio meridionale e nazionale– partendo da essere un contenitore virtuale con storie da tutto il mondo per poi divenire anche spazio d’incontro reale –  che ha unito persone e realtà che solo all’apparenza sembrano distanti ma che si sono trasformate in comunità provvisorie e  che hanno fatto scendere in strada e nei luoghi più disparati – taluni a volte poco battuti – la magia delle parole e della poesia, nelle sue diverse forme.

Gianluca, esattamente da quale esigenza nasce “La Scatola di Latta”?

La Scatola di Latta nasce nel 2010, dopo una laurea in scienze dello sviluppo e da un’esigenza personale e collettiva: quella di raccogliere e condividere storie, voci e luoghi spesso trascurati della provincia e del Sud Italia. È nata come contenitore virtuale, per poi diventare corpo, cammino e comunità. La spinta iniziale era quella di abitare poeticamente e civicamente il mondo, di restituire valore a territori apparentemente marginali, attraverso la bellezza dell’incontro, della parola e dell’ascolto. Era il desiderio di dare voce al Sud che resiste, sogna e si reinventa, attraverso pratiche culturali semplici ma profonde.

Nel raccontare il tuo progetto, ho citato Bobin con l’idea di abitare poeticamente il mondo. Tu spesso aggiungi l’aggettivo “civicamente”. Ci spieghi meglio queste idee?

Sì. L’abitare poeticamente – che rimanda a Bobin, a Hölderlin e a Franco Arminio – è un atto di attenzione, di cura e di amore per i luoghi. Ma se non diventa anche abitare civicamente, rischia di restare solo contemplazione. Aggiungere l’aggettivo “civicamente” significa trasformare la poesia in azione, la contemplazione in partecipazione. Significa esserci, come cittadini, con responsabilità e delicatezza. La poesia diventa così un’educazione sentimentale e civile, capace di innescare processi di cambiamento e di comunità.

Il premio Millennium

Recentemente “La Scatola di Latta” ha vinto un premio. Si tratta del Premio Millennium per la Cultura nell’ambito della storica rassegna salentina “L’Olio della Poesia” a Serrano. Un riconoscimento per gli anni di cammini, parole, abbracci e visioni condivise che vi hanno visto protagonisti con chi vi ha conosciuto e/o sposato la vostra visione di mondo. Hai parlato di un “premio collettivo” perché unisce tutti i compagni di viaggio che definisci artigiani del possibile e custodi di bellezza e memoria”.

Questo riconoscimento è arrivato in punta di piedi, come tutte le cose belle. Non lo considero un premio personale, ma un riconoscimento collettivo a una comunità fatta di artigiani del possibile, amici, poeti, camminatori, narratori, cittadini attivi che in questi anni hanno camminato insieme, sognato e costruito. Ogni incontro, ogni abbraccio, ogni storia raccolta ha contribuito a creare un’intelligenza affettiva collettiva. Il premio è di chi ha creduto che cambiare il mondo parta dalle piccole cose.

Da poco è sorto un progetto denominato “Immaginaria Civica”. Vuoi raccontarcelo?

Immaginaria Civica è uno dei rami più recenti della Scatola di Latta. È un invito a coltivare quella facoltà spesso trascurata che ci permette di immaginare alternative di vita, di convivenza e di comunità. È un progetto di formazione e azione, rivolto ai giovani e a tutti coloro che vogliono diventare partigiani della cultura, sarti di comunità e artigiani dell’immaginario. Immaginaria Civica propone laboratori, incontri e micro-rivoluzioni locali per fare paese e ripensare i territori a partire dalla cultura. Qualche giorno fa ho avuto il piacere di organizzare un incontro a Pignola (PZ) durante il bellissimo Terralenta Film Festival.

Un don Chisciotte meridiano

Ad alcuni lettori potrai ricordare il don Chisciotte, personaggio immaginario di Miguel de Cervantes, che parte con il fido servitore Sancio Panza per combattere, a volte contro i mulini a vento, in difesa dei deboli e degli oppressi. Ti ci ritrovi?

Don Chisciotte e Sancho Panza sono per me dei simboli più belli della resistenza poetica e visionaria. Come loro, anche noi spesso partiamo con mezzi semplici e sogni grandi, consapevoli che ci saranno mulini a vento ma anche compagni di cammino che rendono il viaggio degno. Preferisco “combattere” con le armi della gentilezza, delle storie e della cultura, anche quando sembrano inutili. Perché, come scriveva Fabrizio Caramagna, “ci vuole più coraggio a essere delicati che a essere forti”.

“Abitare il dubbio”

Cosa consigli ai ragazzi “spaesati” di oggi?

Di non avere paura dello spaesamento, perché è spesso il punto di partenza della ricerca autentica.Non cercare subito la risposta o la destinazione, ma di camminare, ascoltare, leggere, disubbidire gentilmente. Di abitare il dubbio, di chiedersi non solo “cosa voglio fare da grande”, ma soprattutto “che tipo di mondo voglio aiutare a costruire”. E, se possono, di creare legami veri, non solo connessioni. Il mondo ha bisogno di giovani che si prendono cura: delle parole, dei luoghi, degli altri. E magari, un giorno, di diventare anche loro dei (p)artigiani e partigiane della cultura unendosi alla nostra compagnia che partirà a settembre e si perderà nel Salento: La compagnia dei (p)artigiani della cultura – La scatola di latta  .